martedì 6 luglio 2010

Like the Moon - Cap. 3

   
In trappola
 
Lily camminava per il vicolo, sentiva il rumore dei propri passi ed era certa che chiunque fosse lì ad aspettarla, magari nascosto in uno dei tanti angoli bui, sapeva perfettamente che lei stava arrivando. Si guardò intorno cercando di scorgere una figura. Non c’era anima viva, ma era comunque certa che lui fosse lì a guardarla arrivare.
Dio, Dio ti prego, aiutami... Ma Dio poteva aiutarla? Nessuno poteva aiutarla!
Scorse in lontananza, quasi alla fine del vicolo, il bidone rosso che la voce le aveva detto avrebbe trovato. Accelerò il passo e poi cominciò a correre non smettendo mai di lanciare intorno sguardi timorosi, sicura che da un momento all’altro qualcuno le sarebbe piombato addosso, magari alle spalle. Arrivò al bidone rosso e con un gesto rapido aprì la borsetta, estrasse la busta, quasi la tirò sul coperchio di ferro, si girò e riprese a correre. Ebbe l’impressione di sentire dei passi dietro di sé. Corse più forte, ma più correva più le sembrava che i passi fossero vicini. Oddìo, eccolo! Lily inciampò e cadde a terra. E’ finita! Rimase per un secondo con gli occhi chiusi e il fiato sospeso. Niente. Nessun colpo, nessun aggressore, niente... Aprì gli occhi e si girò verso il bidone rosso, nessuno neanche lì. La ragazza si rialzò e riprese a correre. E’ possibile che mi lasci andare in questo modo?!
Arrivò rapidamente all’uscita del vicolo, di nuovo nessuno. Prese la strada da dove era giunta pochi, ma lunghissimi minuti prima e continuò a correre. All’improvviso un portone si aprì, proprio quando lei vi stava passando davanti e un braccio l’afferrò per la vita. Lily cercò di urlare ma le mancò il fiato, il portone si richiuse con un forte schianto. Lei e l’aggressore erano chiusi dentro.

Lily lo sentiva respirare ma non poteva vederlo in volto perché era troppo buio. Sentiva però il suo braccio forte intorno alla vita e la mano premuta sopra la bocca. Ma non le faceva male, non la stava uccidendo. Nonostante questa considerazione non aveva il coraggio di muoversi, aveva paura che anche il più piccolo movimento potesse provocare una reazione dello sconosciuto che sentiva respirare alle proprie spalle.
- La busta.
Al suono di quella voce, brividi di terrore le scossero il corpo.
- L’ho messa sopra il bidone rosso, dove hai detto! - riuscì a dire.
L’uomo sorprendentemente allentò la presa.
- Lo so, l’ho recuperata. Ma ne hai fatto copia, vero? Dimmi dov’è!
Lily non rispose. No, era inutile, lui sapeva tutto. Sapeva della copia come lei sapeva che dopo avergli detto dove era, lui l’avrebbe uccisa. Era meglio non parlare, era meglio non far correre rischi anche a un’altra innocente, tanto in ogni caso non ne sarebbe uscita viva!
- Dimmi dove hai messo la copia! - L’uomo ricominciò a stringere la presa. - Dimmi dove è?!
La ragazza non rispose e, con tutta la forza e il coraggio che riuscì a raccogliere, col tacco gli mollò un calcio sullo stinco mentre contemporaneamente, scattando indietro con la testa, assestava un colpo sulla bocca dell’aggressore, cogliendolo di sorpresa. Liberatasi per un attimo, Lily fuggì via e cominciò a correre lungo le scale. L’uomo imprecò fra i denti e riprendendosi, la seguì. Finita la seconda rampa, Lily imboccò un lungo e stretto corridoio alla propria sinistra, poi velocemente scese dei gradini. Non sentì più l’aggressore starle dietro, forse aveva continuato a salire le scale, non avendola vista entrare nel corridoio. La ragazza si trovò davanti una porta, afferrò con forza la maniglia, pregando fra sé che fosse aperta. Fortunatamente la porta si spalancò e lei si ritrovò nuovamente nel vicolo, proprio davanti al bidone rosso. Le sembrò di ricadere nell’incubo, tutto era tornato al principio, si trovava nel nascondiglio dove lui silenziosamente l’aveva attesa. Purtroppo non aveva scelta, era costretta a fare come prima, con più consapevolezza ma molta più paura.
Lily corse verso l’uscita del vicolo, scorgeva in lontananza l’insegna del cinema lampeggiare e le sembrava di non poterla raggiungere mai. Più si affannava con il cuore in gola, più quella maledetta insegna rimaneva lontana... e all’improvviso si udì uno sparo.
Lily franò a terra, si posò una mano sul petto e sentì il sangue caldo uscirle dalla ferita. Tentò di rialzarsi, ma le mancarono le forze e ricadde al suolo. Proprio in quel momento la porta in fondo al vicolo si aprì nuovamente e ne uscì correndo l’uomo dal cappotto nero, aveva una pistola in mano. Lily lo sentì avvicinarsi, l’uomo si chinò su di lei e le sollevò la testa. Le sentì la vena sul collo, il battito era debolissimo.
La ragazza aprì gli occhi e guardò per la prima volta il volto dell’uomo, era troppo tardi per non avere più paura di lui. Sentì la sua voce, ma non riuscì a capire cosa stesse dicendo, capì solo che stava morendo.
- W... Wendy...
Lily parlò con un filo di voce, sussurrò così piano quel nome che si chiese, un attimo prima di morire, se l’uomo l’avesse udito.

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