mercoledì 26 maggio 2010

La chiave

Non chiedermi cosa ho mangiato a cena, dove sono andata sabato sera, cosa ho visto ieri in TV, cosa ci siamo dette con Ale prima al telefono, cosa indossavo alla festa di Simone, chi ho incontrato in centro e chi della mia squadra ha segnato domenica allo stadio. Non chiedermi cosa ho fatto a lavoro, quale giorno è il compleanno di Federica e quali progetti abbiamo, quante pagine ha il libro che ho appena finito di leggere, con che punteggio ho perso il torneo di tennis e quanto pago di telefono. Non chiedermi quando c’è stato il concerto di Ligabue, cosa ha cantato e come fa di preciso quella strofa che mi gira nella testa, se la partita dell’altro giorno a Trivial l’ho vinta io o Patrizia, se con Paolo devo incontrarmi alle nove oppure alle dieci…
Non farmi mai queste domande perché mi metteresti in difficoltà, non saprei come rispondere, potrei confondermi, dire una cosa per un’altra e la mia memoria sarebbe un computer con i dati danneggiati, un pesce dentro la boccia di vetro… silenziosa.
Se vuoi delle risposte da me, chiedimi invece se assaporo la tavola quando sono con la mia famiglia, se di sabato quando alle ore piccole poso la testa sul cuscino mi rammarico o sono felice di essere uscita, se la TV è stata in grado di catturarmi, se la telefonata con Ale è riuscita a colmare il desiderio di parlare con lei, se la festa di Simone è stata anche la mia festa, se la passeggiata in centro è stata piacevole e se domenica allo stadio ho giocato la partita dagli spalti. Chiedimi se a lavoro ho provato e oltrepassato le mie capacità, se con Federica vivremo insieme il giorno del suo compleanno, se il libro che ho appena finito di leggere mi ha fatto essere, se la stretta della mia mano all’avversario era comunque fiera e se il telefono è una vera bella invenzione. Chiedimi se il concerto di Ligabue è stata un’esplosione di musica, immagini ed emozioni, se quando suono quella strofa che mi gira nella testa mi vengono i brividi, se è stato avvincente misurarmi con Patrizia a Trivial, se mi batterà ancora il cuore quando scorgerò Paolo aspettarmi al solito posto…
Solo allora, quando mi farai queste domande, avrai usato la chiave giusta e scoprirai i miei occhi illuminarsi, sentirai la melodia delle mie parole e l’acqua traboccherà dalla boccia di vetro, perché la mia memoria non è fatta di date, luoghi, informazioni…
I miei dati sono emozioni.

Vaniglia



Dopo quella notte per diverso tempo è calato il buio, poi…
Poi non so come e perchè, ma adagio la mia vita ha ricominciato a scorrere. Pian piano ho ripreso a parlare di altre cose, a uscire, a lavorare, ad andare in vacanza, a dormire, a festeggiare, a fare l’amore… Ora è tutto tranquillo, sotto controllo, normalizzato, quella notte l’ho rimpicciolita in modo che potesse entrare in una minuscola scatola che ho poi riposto con cura nell’angolo più segreto e buio della mia memoria. Se ne sta lì, buona buona, mentre io mi abbronzo al sole… fino a quando… solo se… basta così poco… e maledico…
Maledico quell’odore dolciastro che mi stende al tappeto, che mi fa stramazzare e mi lascia impietrita. Mi si inchioda nella testa, è vaniglia. Un innocuo Arbre Magique che mi riporta lì, in quell’istante per me crudelmente eterno. E allora capisco che è stato tutto un bluff, con gli occhi sbarrati sento la scatolina ingigantirsi, il suo contenuto lievitare fino a scoppiare e allora tutto, ma proprio tutto, prende forma davanti ai miei occhi terrorizzati e vedo…
Vedo con chiarezza incredibile, con la vista di un miope che si rimette gli occhiali, tutti i particolari: l’auto veloce, il volante in radica, i sedili di pelle, il luccichio del portachiavi in argento, le lucette arancioni del cruscotto, il tergicristalli che spazza via l’acqua e sento…
Sento il rumore della pioggia, la voce di Ligabue quando arriva a dire “posso solo questo sogno scusa per la mia fantasia”, la risata familiare di Dario e avverto…
Avverto il tocco delicato delle sue dita tra i miei capelli, il suo sguardo dolce, l’armonia che ci legava e poi…
Poi vedo la strada impazzire, sento il boato scoppiarmi nella testa e avverto la fine in un solo istante e allora…
Allora mi concentro, deglutisco con forza mandando giù l’amaro boccone perché devo rassegnarmi a fare i conti con la realtà: solo apparentemente si dimentica. Non serve a niente nascondere. Puoi solo illuderti di poter racchiudere la memoria in una scatola. Lei è lì, una bomba a orologeria, solo in attesa, ma programmata per esplodere.