lunedì 5 luglio 2010

Like the Moon - Cap. 2



Il prezzo della curiosità

La ragazza fu incuriosita da una serie di strani passaggi.
Seduta sullo sgabello del guardaroba, nel ristorante dove lavorava da qualche mese, vide entrare una signora molto elegante e rimase a lungo ad osservarla; di rado venivano nel ristorante persone così. Vide la donna sedersi ad un tavolo, in disparte, dove un uomo la stava aspettando, ma vide, con ancora più chiarezza, che sotto al tovagliolo che lei gli porgeva, c’era una busta bianca. In seguito notò la signora alzarsi e andare via. L’uomo invece rimase lì per un po’ e quando terminò il suo caffè, a sua volta si alzò.
La ragazza pensò se ne stesse andando, invece si avvicinò al banco del guardaroba e le diede la tesserina con il numero corrispondente al proprio impermeabile. Mentre lei si allontanava per prenderlo vide, riflesso nello specchio, l’uomo guardarsi furtivamente intorno e infilare la busta nella tasca di un lungo cappotto nero. Mascherando l’eccitazione nello scoprire che non era quindi quell’uomo il destinatario della misteriosa missiva, la ragazza ritornò da lui con l’impermeabile in mano e con lo sguardo lo seguì abbandonare il ristorante.
A questo punto per la giovane la tentazione fu davvero troppa. Si guardò intorno e certa di non essere osservata, prese la busta dalla tasca del cappotto nero. Non era sigillata e ne tirò facilmente fuori il contenuto. Si trovò tra le mani dei fogli e una foto. La ragazza li esaminò velocemente e tanto bastò per farla impallidire. Riguardò il tutto e le parve di svenire.
In quel momento passò vicino al guardaroba una delle cameriere.
- Lily!
La ragazza saltò per lo spavento, reprimendo a stento un grido, poi vedendo la collega, si tranquillizzò.
- Ah, Lorie… cosa c’è? – domandò nascondendo i fogli tra le pieghe del vestito.
- Stai male? Hai una faccia che fa paura!
- Già, un piccolo malessere. Ma ora mi passerà.
- Se vuoi un momento per andare in bagno, ti sostituisco io.
Lily si alzò e tenendo sempre i fogli nascosti, entrò nella toilette. Si guardò allo specchio: aveva veramente una faccia da fare spavento. Lentamente riprese i fogli fra le mani. In che guaio mi sono cacciata! Con un profondo respiro li ripiegò dentro la busta. Sta calma, si impose, ritorna al tuo posto, rimetti la busta nella tasca del cappotto e nessuno si accorgerà di niente.
Non riuscendo a trattenere il tremito alle mani, ritornò nella sala e guardò subito nella direzione del cappotto. Inorridita constatò che al suo posto c’era solo uno spazio vuoto.
- Dove è andato a finire!? – esclamò con un filo di voce.
Lorie le andò incontro. – Cosa?
La ragazza indicò con un dito il posto vuoto. – Il cappotto nero Yannis che era lì.
- Il proprietario lo è venuto a riprendere. Ma Lily: si può sapere che ti succede?
- Niente!
- Come niente? Per poco mi svieni davanti e dici niente! Sai che fai? Prendi le tue cose e tornatene a casa, glielo dico io al capo che ti senti male.
Come un automa Lily si infilò il soprabito, prese l’ombrello e uscì dal locale.
Il resto accadde tutto velocemente, senza più riuscire a pensare con lucidità. Aveva la sensazione di vedere la sua vita catapultata in un incubo da cui non riusciva più a svegliarsi.
Si fermò in un negozio lungo la strada e fece una fotocopia del contenuto della busta. Di seguito salì in casa, mise in fretta dei vestiti in una piccola valigia e dal doppio fondo di un cassetto prese tutti i soldi che aveva. Li contò, sarebbero bastati per non più di settimana, ma non aveva tempo di pensare a come avrebbe fatto quando fossero finiti.
Era già sulla porta quando il telefono squillò. Esitò un attimo, poi andò a rispondere.
- Pronto? – Silenzio. – Pronto!? – Ancora silenzio.
Lily stava per riattaccare quando udì una voce dall’altra parte del filo. Sembrava provenire dall’altro capo del mondo, ma al tempo stesso la sentì perforarle le orecchie ed entrarle in corpo dritta fino allo stomaco, come un pugno.
- Ci ho messo poco a trovarti – esordì l’uomo. – Allora: vieni tu o vengo io a riprendermi quello che mi hai rubato?
- Chi è? – domandò lei con un filo di voce.
- Non importa chi sono, anche se dovresti saperlo.
La gola di Lily era troppo secca per poter rispondere e dalle sue labbra uscì solo un lamento.
- Non mi hai risposto – riprese la voce freddamente. – Vengo io o vieni tu?
- Vengo io.
- Così andiamo d’accordo. Non cercare di chiamare aiuto, non servirebbe a nulla, anzi… Ti sono vicino, così tanto vicino da arrivare a te in pochi attimi. – La ragazza fu scossa da un fremito di panico. – Ma se farai come ti dico, non ti succederà niente.
Lily rimase ad ascoltare e la voce le spiegò dove voleva che andasse, mentre le lacrime cominciavano a scivolarle sul viso.
- Lascia la busta sopra il bidone rosso… e poi corri via.
La comunicazione venne interrotta e Lily rimase immobile per un lungo momento. Alla fine, scuotendosi, prese una penna e scrisse poche righe dietro una delle fotocopie, chiuse tutto in una busta su cui scrisse Per Wendy e poi uscì di casa. Scendendo le scale si fermò al piano sottostante al suo, lì abitava la sua amica, la sua unica amica. Con qualche difficoltà riuscì a far sparire la busta sotto la porta e poi andò via.
Via dove la voce le aveva detto di andare.

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