martedì 15 giugno 2010

Il matrimonio

Questo non è un giorno come un altro. E’ uno di quelli che nel bene o nel male ricorderò per il resto della vita: è il giorno del mio matrimonio.
Oggi mi sposo e sono qui, in piedi davanti all’altare, vestito di tutto punto... per la verità mi sento un pinguino. Ma non importa, non è così che mi vedono gli invitati seduti tra i banchi di questa chiesa; non è così che mi vedono i miei genitori; non è così che mi vedrà Claudia. La domanda perciò è… “si è quello che si appare?”
Giro lo sguardo di qua e di là, vedo le facce di tutta questa gente e provo a immaginare quello che pensano. Non sembrano felici per me. I volti dei miei genitori sono tirati e nonostante mia madre provi a sorridermi, la discussione di ieri sera ha lasciato il segno. Per mio padre è diverso, con lui le discussioni ci sono sempre state, per lui quello di adesso è un altro colpo di testa di cui pagherò le conseguenze in futuro. Va bene, ma che ne sa lui in fondo? Che ne sa del motivo per cui lo faccio? Cioè, lo sa eccome, o forse crede di saperlo, così come i miei amici.
Sandro, Davide e Marco... ci sono anche loro. Ci conosciamo dalle elementari, stessa scuola privata e privilegiata, così come tutto in seguito, per noi, figli fortunati a cui non è mai mancato nulla, tranne una mamma sorridente all’uscita della scuola. Ma per il resto abbiamo sempre avuto tutto, il meglio, e il futuro assicurato. Sandro mi fa l’occhiolino, cerca di tirarmi su, forse mi crede al patibolo, con il sacerdote al posto del boia. In questi ultimi tempi, ossia da quando ho deciso di sposare Claudia, si sono coalizzati contro di me, per il mio bene. Hanno cercato in tutti i modi, come i miei genitori, a dissuadermi da sposarla. Anche per loro sto facendo un grande errore, sto per dare l’addio a quello che sarebbe potuta essere la mia vita. Ma che ne sanno loro?
Ricordo ancora le parole di Davide quando, quella sera a casa sua, ho annunciato che mi sarei sposato.
Va bene, è incinta! Ma non sei costretto a sposarla.
Ah, i matrimoni riparatori! Quanto fiato e idee sprecate su queste due sole parole, terreno fertile per i benpensanti e gli ipocriti. Ricordo anche un altro giorno, quando Marco mi prese in disparte; eravamo tutti riuniti a casa mia con i rispettivi genitori e si respirava un’aria davvero pesante. Marco e io siamo molto diversi e per questo motivo il più delle volte ci scontriamo, ma una cosa la devo dire a favore di Marco: non è ipocrita. Quello che deve dire, cioè quello che pensa, te lo dice, volente o nolente, anche se ti fa male. Non si nasconde dietro falsi moralismi e quel giorno mi tirò di lato e a brutto muso mi disse: convincila ad abortire.
Aborto. Questa parola mi è girata per la mente solo per una frazione di secondo, poi l’ho accantonata. Ho sollevato le spalle, ho sorriso e ho detto no. Sono tornato dai miei e con pazienza e caparbietà ho affrontato altre discussioni pesanti, altri silenzi ancora più pesanti, altre minacce che sapevo non sarebbero mai state portate a termine.
Ad ogni modo non sono contrario all’aborto. Il mio no all’aborto non era dovuto a chissà quale etica e principi di vita. E’ Claudia a essere contraria all’aborto, lei ha i suoi saldi principi e non avrebbe mai abortito.
La conosco bene Claudia e quando dice una cosa, non è tanto per dire. Lei crede in quello che dice e stanne certo, farà come ha detto. Be’, Claudia, piuttosto che abortire rinuncerebbe a tutto: alla giovinezza, alla libertà, ai soldi, all’indipendenza, al lavoro, alla bellezza... ma non metterebbe mai piede in una clinica per annullare quel primo battito di vita. Ricordo ancora quando la sentii parlare così, la conoscevo da neanche un mese e da tre settimane uscivamo insieme. Sono rimasto subito affascinato dalla sua personalità estrosa ma al tempo stesso realistica, affascinato dai suoi giovani anni, solo due meno di me, ma vissuti a pieno, anzi troppo a pieno. Le vanno stretti perché a vederla sembra una bambina, ma se parla, se si lascia conoscere, è tutta un’altra storia.
Il punto è che quando la sentii dire che era contro l’aborto, non era ancora incinta, questo evento sarebbe accaduto solo due settimane dopo. Eravamo a casa di amici e quell’argomento, uscito per caso, provocò una lunga discussione che ci tenne inchiodati e ci rovinò gran parte della serata. E mentre parlava, io la fissavo negli occhi e vedevo i suoi brillare di quella luce di sincerità che è solo nello sguardo di chi è convinto di ciò che dice. Io le credetti e un fremito mi passò lungo la schiena.
Quando poi accadde e come in una premonizione rimase incinta di mio figlio, non mi meravigliai per niente quando, dopo avermi dato la notizia, disse: ma non abortirò. Sollevai le mani, come un uomo a cui puntano contro una pistola e quell’argomento cadde così, chiuso per sempre.
Quindi niente aborto, altra strada, consiglio di Sandro: sganciale un assegno e che se la cavi da sola. Forse aveva parlato con mio padre, si somigliano e si stimano e forse lui avrebbe voluto per figlio uno come Sandro. Ma io non mi ci vedevo a staccare un assegno e a liquidarla così, come un fornitore dopo una consegna di merci. E poi sapevo già cosa Claudia avrebbe fatto. Probabilmente avrebbe strappato l’assegno o forse ci avrebbe sputato sopra, ma sicuramente mi avrebbe mollato un pugno ben assestato, un gancio degno di un pugile alla mascella e poi mi avrebbe senz’altro cacciato via. No, non sono stati i sensi di colpa a farmela sposare e neanche l’orgoglio.
Altra ipotesi, consiglio di mia madre: aiutala durante la gravidanza e poi date il bambino in adozione. E’ vero, poteva pure funzionare, ma un’altra cosa che aveva detto Claudia quel giorno era: il bimbo lo voglio tenere io. Va bene, ha continuato mia madre: allora aiutala, non sarà la prima ragazza madre, aiutala moralmente e finanziariamente, sarai padre, seguirai il bambino crescere e non farai mancare ad entrambi niente. Poteva essere la soluzione ideale, anzi se devo essere sincero credo che se avessi voluto, Claudia non avrebbe potuto opporsi. Ma il bambino cosa avrebbe detto: già mi mettete al mondo senza chiedermi se lo voglio o meno e in più mi date una pseudofamglia? Grazie tante!
E allora ecco qui il matrimonio, riparatore o no, conta solo che sia un matrimonio e fra poco quando Claudia arriverà e varcherà la porta di questa chiesa, verrà celebrato e anche questo capitolo sarà chiuso.
Sono un po’ nervoso e continuo a sentirmi un pinguino, sento un certo solletico dietro l’orecchio sinistro, sarà un tic? Claudia è in ritardo già di dieci minuti e se non arrivasse? Se alla fine avesse cambiato idea credendo di farmi un favore? Un favore forse lo farebbe ai miei genitori, che certamente poi si darebbero da fare per farmi rigare dritto dopo la stangata, dopo la grossolana figuraccia davanti a tutti questi invitati. Comincerebbero a cercarmi una consorte adatta per un matrimonio “riparatore” del precedente fallito. E gli invitati si godrebbero doppiamente lo spettacolo. Sai che sballo! Sarebbe come aver pagato un biglietto e ricevere un giro di giostra gratis. Ipocriti!
Mi sorridono dietro i cappelli e le velette, tutti abbigliati a festa per la grande occasione e nelle loro testoline gira una parolina, gira e rigira con malignità. Incastrato. Si potrebbe scrivere un titolo in prima pagina su questo: come incastrare un pollo farcito con il vecchio trucchetto. E sotto a caratteri più piccoli: la scaltra figlia di un operaio cassaintegrato e di una alcolizzata si fa mettere incinta e fa bingo! Doppiamente ipocriti, perché intanto mi sorridono, mi fanno le congratulazioni e gli auguri di un sereno avvenire e poi sussurrano tra loro, all’orecchio, gettando occhiate sull’unico banco della chiesa che veramente trapela una gioia sincera.
Mi fanno un po’ tenerezza. Il cassaintegrato e l’ubriacona sono lì, in pompa magna, ma sono gli unici onesti e forse è giusto che se la godano. Non farò mancare nulla a Claudia e a loro, sono persone semplici e magari quando la sera andremo a trovarli, guarderemo insieme la TV in cucina, a Natale giocheremo a tombola e mio figlio sarà senz’altro più fortunato di me e di Claudia, perché vedrà entrambe le facce della medaglia. Questo pensiero mi conforta: lei andrà a prenderlo sorridente a scuola e io gli insegnerò a tirare due calci a un pallone nel giardino di casa e romperemo anche qualche vetro, finalmente...
Finalmente il brusio di sottofondo si placa e attacca l’organo. E’ arrivata, che Dio sia lodato, non ci ha ripensato! Scampata la stangata e la figuraccia. Vedo Claudia entrare, è sola, non ha voluto essere accompagnata all’altare e da me. Cammina dritta, con la testa alta e la sua andatura sicura è un gesto di sfida e sono gli altri a dover abbassare lo sguardo al suo passaggio. Ha messo su qualche chilo in questo ultimo mese, la sua snella figura si sta lentamente arrotondando, ma è sempre soave e bellissima. Il suo viso è luminoso.
Si avvicina e io le tendo le mani e quando sento la sua stretta, sorrido gioioso. Incastrato!
Certo, lo ammetto. Sono stato incastrato, ma non la notte in cui sei rimasta incinta e non perché il nostro è un matrimonio riparatore. Sono stato incastrato il giorno in cui ti ho conosciuta in quel pub, mentre portavi le consumazioni al tavolo dove ero seduto con i miei amici. Mi sono innamorato di te a prima vista e quando hai parlato è stato bello e quando sono riuscito a convincerti a uscire con me, ancora più bello. Il primo bacio splendido, la prima volta che ti ho avuto tra le braccia, che ho sentito il tuo corpo stretto al mio, è stato come nascere per la prima volta. La luce.
Poi tutto stava finendo, mi volevi lasciare, due mondi troppo diversi… onestamente non ho capito perché doveva finire e non lo voglio sapere neanche ora. Ciò che conta, Claudia, è che ho trovato il modo e ora non potrai più andartene via. E’ stato facile quella notte, una piccola disattenzione e ora, tu, per sempre mia.
Già, amore mio, incastrata.

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